(Accademia Navale M.M. - Livorno)
(da:www.enrosadira.it)
Santa Barbara nacque a Nicomedia (oggi Ismit o Kocael in Turchia) nel 273 d.C.
La sua vita riservata, intenta allo studio, al lavoro e alla preghiera la definì come ragazza barbara, cioè non romana. Era una denominazione di disprezzo. E' questo il nome a noi pervenuto da quello suo proprio. Tra il 286-287 Santa Barbara si trasferì presso la villa rustica di Scandriglia poiché il padre Dioscoro, fanatico pagano, era un collaboratore dell'imperatore Massimiano Erculeo. Quest'ultimo gli aveva donato ricchi e vasti possedimenti in Sabina. Dioscuro fece costruire una torre per difendere e proteggere Barbara durante le sue assenze. Il progetto originario prevedeva due finestre che diventarono tre (in riferimento alla Croce) secondo il desiderio della ragazza. Fu costruita anche una bellissima vasca a forma di Croce. Sia la finestra che la vasca non erano altro che i simboli del cristianesimo a cui la ragazza si era convertita. La tradizione afferma che proprio nella vasca Barbara ricevette il battesimo per la visione di San Giovanni Battista. La manifestazione di fede di Barbara provocò l'ira di Dioscuro; essa allora per sfuggire a quest'ultimo si nascose nel bosco dopo aver danneggiato gran parte degli dei pagani della sua villa. La tradizione popolare scandrigliese afferma che essa si rifugiava in una nicchia scavata all'interno di una roccia (dicitura indicata come riparo di Santa Barbara in località "le scalelle") e fu trovata per la delazione di un pastore lì presente (continua la tradizione che il pastore fu tramutato in cane e il gregge in grilli). Dioscuro la consegnò al prefetto Marciano con la denuncia di empietà verso gli dei e di adesione alla religione cristiana. Durante il processo che iniziò il 2 dicembre 290 Barbara difese il proprio credo ed esortò Dioscuro, il prefetto ed i presenti a ripudiare la religione pagana per abbracciare la Fede Cristiana: fu così torturata e graffiata mentre cantava le lodi al Signore, ma le piaghe si rimarginavano immediatamente (la tradizione racconta che durante la tortura le verghe con le quali il padre la picchiava si trasformarono in piume di pavone, per cui la Santa viene talvolta raffigurata con questo simbolo).
Marciano, esasperato, ordinò che fosse arsa viva, ma poiché le fiamme si spengevano appena lambivano il suo corpo, sentenziò che venisse decapitata. Il giorno dopo aumentarono i tormenti ed il 4 dicembre, letta la sentenza di morte alla vergine, Dioscuro (che volle eseguire in prima persona la sentenza), le prese i capelli raccolti in treccia e vibrò il colpo di spada per decapitarla. (La tradizione afferma che la treccia di Santa Barbara è visibile all’innocenza dei bambini nella sorgente omonima).
Insieme a Santa Barbara subì il martirio la sua amica Santa Giuliana; questo avvenne nella zona campestre indicata nei codici antichi con una espressione generica "ad aram solis" o "in loco solis" (denominazione della zona costa del sole oggi denominata Santa Barbara).
Poi Dioscuro, impazzito per il dolore ed il rimorso, fuggì, ma un fulmine scoccato dal cielo, che pure era sereno, lo incenerì (segno della morte immediata, senza la possibilità di redimersi) nella località oggi denominata “Fosso di Nosco”; con lui cadde il culto degli dei e degli idoli, praticato nella località che fu chiamata “pietra demone”. (La tradizione scandrigliese invoca la Santa contro i fulmini, il fuoco, la morte improvvisa, il pericolo ecc). Il nobile Valenzano curò la sepoltura del corpo della Santa presso una fonte (sorgente di Santa Barbara) che diventò una meta di pellegrinaggio per l'acqua miracolosa. Quando l'imperatore Costantino nel 313 consentì di rendere un culto esterno ai martiri, i fedeli ornarono il sepolcro e di seguito vi costruirono un oratorio (che si ritiene del VI secolo). Nel secolo IX decadde dal suo primitivo splendore e nel secolo X si poteva considerare abbandonato a seguito dell'invasione saracena. Passata l'invasione attorno all'anno 1000 fu eretta una chiesa completamente rifatta, che esiste ancora oggi. Tra il 955 ed il 969 i reatini organizzarono una spedizione a Scandriglia (che oggi si trova in provincia di Rieti) e dopo varie ricerche trovarono il suo corpo. Fu sottratto ai ricercatori di corpi santi e portato al sicuro nella Cattedrale di Rieti dove ancora oggi riposa, sotto l'Altare Maggiore. Santa Barbara è la patrona di Scandriglia e di Rieti.
Santa Barbara nacque a Nicomedia (oggi Ismit o Kocael in Turchia) nel 273 d.C.
La sua vita riservata, intenta allo studio, al lavoro e alla preghiera la definì come ragazza barbara, cioè non romana. Era una denominazione di disprezzo. E' questo il nome a noi pervenuto da quello suo proprio. Tra il 286-287 Santa Barbara si trasferì presso la villa rustica di Scandriglia poiché il padre Dioscoro, fanatico pagano, era un collaboratore dell'imperatore Massimiano Erculeo. Quest'ultimo gli aveva donato ricchi e vasti possedimenti in Sabina. Dioscuro fece costruire una torre per difendere e proteggere Barbara durante le sue assenze. Il progetto originario prevedeva due finestre che diventarono tre (in riferimento alla Croce) secondo il desiderio della ragazza. Fu costruita anche una bellissima vasca a forma di Croce. Sia la finestra che la vasca non erano altro che i simboli del cristianesimo a cui la ragazza si era convertita. La tradizione afferma che proprio nella vasca Barbara ricevette il battesimo per la visione di San Giovanni Battista. La manifestazione di fede di Barbara provocò l'ira di Dioscuro; essa allora per sfuggire a quest'ultimo si nascose nel bosco dopo aver danneggiato gran parte degli dei pagani della sua villa. La tradizione popolare scandrigliese afferma che essa si rifugiava in una nicchia scavata all'interno di una roccia (dicitura indicata come riparo di Santa Barbara in località "le scalelle") e fu trovata per la delazione di un pastore lì presente (continua la tradizione che il pastore fu tramutato in cane e il gregge in grilli). Dioscuro la consegnò al prefetto Marciano con la denuncia di empietà verso gli dei e di adesione alla religione cristiana. Durante il processo che iniziò il 2 dicembre 290 Barbara difese il proprio credo ed esortò Dioscuro, il prefetto ed i presenti a ripudiare la religione pagana per abbracciare la Fede Cristiana: fu così torturata e graffiata mentre cantava le lodi al Signore, ma le piaghe si rimarginavano immediatamente (la tradizione racconta che durante la tortura le verghe con le quali il padre la picchiava si trasformarono in piume di pavone, per cui la Santa viene talvolta raffigurata con questo simbolo).
Marciano, esasperato, ordinò che fosse arsa viva, ma poiché le fiamme si spengevano appena lambivano il suo corpo, sentenziò che venisse decapitata. Il giorno dopo aumentarono i tormenti ed il 4 dicembre, letta la sentenza di morte alla vergine, Dioscuro (che volle eseguire in prima persona la sentenza), le prese i capelli raccolti in treccia e vibrò il colpo di spada per decapitarla. (La tradizione afferma che la treccia di Santa Barbara è visibile all’innocenza dei bambini nella sorgente omonima).
Insieme a Santa Barbara subì il martirio la sua amica Santa Giuliana; questo avvenne nella zona campestre indicata nei codici antichi con una espressione generica "ad aram solis" o "in loco solis" (denominazione della zona costa del sole oggi denominata Santa Barbara).
Poi Dioscuro, impazzito per il dolore ed il rimorso, fuggì, ma un fulmine scoccato dal cielo, che pure era sereno, lo incenerì (segno della morte immediata, senza la possibilità di redimersi) nella località oggi denominata “Fosso di Nosco”; con lui cadde il culto degli dei e degli idoli, praticato nella località che fu chiamata “pietra demone”. (La tradizione scandrigliese invoca la Santa contro i fulmini, il fuoco, la morte improvvisa, il pericolo ecc). Il nobile Valenzano curò la sepoltura del corpo della Santa presso una fonte (sorgente di Santa Barbara) che diventò una meta di pellegrinaggio per l'acqua miracolosa. Quando l'imperatore Costantino nel 313 consentì di rendere un culto esterno ai martiri, i fedeli ornarono il sepolcro e di seguito vi costruirono un oratorio (che si ritiene del VI secolo). Nel secolo IX decadde dal suo primitivo splendore e nel secolo X si poteva considerare abbandonato a seguito dell'invasione saracena. Passata l'invasione attorno all'anno 1000 fu eretta una chiesa completamente rifatta, che esiste ancora oggi. Tra il 955 ed il 969 i reatini organizzarono una spedizione a Scandriglia (che oggi si trova in provincia di Rieti) e dopo varie ricerche trovarono il suo corpo. Fu sottratto ai ricercatori di corpi santi e portato al sicuro nella Cattedrale di Rieti dove ancora oggi riposa, sotto l'Altare Maggiore. Santa Barbara è la patrona di Scandriglia e di Rieti.